CONOSCIAMO IL VINO     

Il buon vino è anarchico
di Salvatore Cosentino

Molte orecchie caste vibreranno, ma il buon vino ( quello vero ) è anarchico. Provate a rifletterci.
Non ha padroni, nemmeno i più amorevoli che lo producono, perché , se imbizzarrisce , scalcia contro chiunque, senza riguardi per nessuno.
Non ama i presuntuosi, perché ha il coraggio di smentirli , senza peli sulla lingua, fino al punto di essersi meritato il detto latino : “ In vino veritas “. Privilegio negato ai filosofi e persino agli scienziati
Ai degustatori saccenti e sofisticati, che sciorinano termini ricercati e fantastici, reagisce con pugni sullo stomaco, manifestando il naturale bisogno di entrare nell’ intestino umano in compagnia di un buon cibo. Più volte ha affermato solennemente di ritenersi un prezioso alimento, con qualità curative riconosciute dalla scienza. Cura i pericoli di infarto, senza scomodare la saccenteria accademica e senza pretendere lauti onorari, cura egregiamente l’ impotenza e la frigidità femminile.
Odia gli oratori che ne parlano con enfasi e quanti ne scrivono retoricamente per giustificare un cospicuo onorario, sostenendo che i più lauti guadagni li meriterebbero , sopra tutto, i produttori. Infatti , sorride benevolo soltanto con chi ha l’ha visto nascere fin dalla vite.
Ha un debole per le persone tristi, per i timidi, per i deboli, per gli esclusi , godendo compiaciuto nel restituire a chiunque il sorriso perduto e la gioia di vivere.
Detesta quei burocrati e quegli sbirri che non riescono a correggere gli aliti nauseanti degli astemi. Ha particolare simpatia per i magistrati all’antica, con cui ama confidarsi. Non ama politici, governanti e i dirigenti che non praticano la rara virtù dell’ umiltà , negandosi a telefono. Rifiuta gli isterismi della moda, perché indisponibile a cambiare carattere, colore, patria, gradazione e natura, come impone la pubblicità. Infatti è fanatico tradizionalista : preferisce la via dell’aceto, anzichè cedere alle innovazioni che gli vorrebbero far cambiare paternità e razza.
E’ sicuro , e se ne vanta, di essere l’ unico e autentico cultore dell’ antimafia , perché si ribella a qualsiasi compromesso e all’ assoggettamento, a costo di restare escluso da ogni campagna pubblicitaria gratuita voluta dagli enti pubblici corrotti .
E’ nemico dei chimici che pretendono di trasformarlo in bibita , magari nel colore scintillante, essendo affezionato a quegli abiti dimessi che lo hanno reso accettabile democraticamente a tutti i palati, secondo gli eterni principi aristotelici del buon gusto e della verità estetica.
Patisce violenti attacchi di patologie allergiche , se viene a contatto con tappi di materiale artificiale, essendo morbosamente innamorato del sughero naturale . ( Possibilmente di Caltagirone)
I contributi pubblici, i provvedimenti economici di sostegno, la pubblicità di quanti traggono profitti sulla sua pelle, lo mettono in crisi fino alla follia, perché sostiene di non voler perdere la propria identità e quell’ esistenza libera che lo aveva fatto protagonista nella storia.
Si autodefinisce “ figlio di puttana ”, se gli cambiano uvaggio forzatamente, per ragioni di produttività o per semplice esigenza di moda. E’ legato soltanto ai vitigni autoctoni della tradizione, per conservare identità e faccia.
Ha un sadico compiacimento della propria ignoranza, dell’ identità del proprio linguaggio dialettale, perché volutamente ignora termini stranieri importati , atti soltanto a creare confusione e artificiostà. Il suo vocabolario è stringato ed essenziale, come se provenisse dalla scuola del latino o del greco antico. Professa ateismo contro il Dio Bacco.
A tal proposito, sono note le sue diatribe con la cultura classica , perché si ribella contro le innovazioni che intendevano trasformarlo da nudo e crudo alimento, in protagonista orgiastico di ebbrezza incontrollata. Oggi , questo suo comportamento, verrebbe definito populista e proletario, ma , se si pensa bene, è soltanto squisito sentimento democratico di chi desidera indistintamente rendere piacevole la mensa ai ricchi e ai poveri , facilitando il loro paradossale incontro . Capite, un anarchico che ha il potere di riunire attorno lo stesso tavolo miliardari e poveracci . Ed è riuscito a tanto, contro ogni scuola sociologica.
Forte di un vecchio proverbio, maledice chi scrive lettere anonime e opera subdole carognate.
Si diverte immensamente, anche se soffre per l’ umidità i disturbi reumatici, quando se ne sta seduto “ sulla riva del fiume “, come vuole il proverbio cinese. Perché i suoi nemici si sono sempre autogiustiziati.
Accetta compiaciuto l’etichetta di eretico disincantato che non crede più a nessuno . Però si dice che, dietro la maschera della scettico , si possa nascondere l’ utopista, se non intervenisse , subito dopo, la sua diffidenza per quei ricchi che comprano il vino che costa meno dell’acqua di fonte.
Nel suo pessimo carattere scontroso, infatti, c’è anche l’angolo riservato alla più fanatica aristocrazia delle scelte , convinto che il vino va cercato e scelto accuratamente e che merita grande rispetto , anche per i suoi difetti.
Rassomigliando all’uomo, è orgoglioso non soltanto dei propri pregi, ma anche dei propri naturali difetti. Nella sua filosofia protagorea e pragmatica, sostiene che l’uomo debba essere posto al centro di tutte le cose, con tutti i suoi limiti. E qui la sua derisione burlona per quanti si ritengono perfetti, per quanti idealizzano tutto ciò che è super, per quanti vivono sognando miti ed eroi , come se il resto dell’umanità non avesse diritto alla vita. ( Immaginate quanto sghignazzi durante le costose serate di gala organizzate in suo onore . )
Non sappiamo che cosa abbia pensato sostando sulla tavola del filosofo Hegel, ma siamo certi dei brutti scherzi che avrà procurato al “ padre degli stati perfetti, delle leggi ferree e disumane, al cultore della società perfettibile e delle masse felici fatte di essere uguali “.
Risulta chiaro che la sua esistenza sia stata sempre controversa e combattuta , per quell’anticonformismo che rimarrà sempre poco praticato nella storia. L’unica gioia che gli rimane è la più dignitosa indipendenza, la forza dell’umorismo, la derisione degli inetti e la conservazione del proprio spirito ribelle che non piega la schiena di fronte a nessuno.
Non credo che nella storia ci sia un soggetto più libero e più anticonformista . Questa è la sua più alta gradazione di forza.

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