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Itinerari turistici artistici e culturali

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Le riserve naturali gestite dal
Dipartimento Azienda Regionale Foreste Demaniali

Capo Gallo

Denominazione
RNO Capo Gallo
Provincia
PA
Comuni
Palermo
Estensione zona A - zona B
580,1722 Ha di cui 481,8099 in zona A e 98,3622 in zona B
Riferimenti geografici
I.G.M. - F. 249 I S.O.
Data Istituzione
D.A. 438 del 21/6/01 (Piano Reg.)



 
Informazioni generali

Per raggiungere la riserva ci sono più accessi: i più importanti sono da Mondello e Sferracavallo. Quello da Mondello si raggiunge dalla piazza principale del piccolo borgo, proseguendo fino all’Hotel La Torre.
Una volta superato, si costeggia l’abitato fino alla piccola t raversa a destra, dove si trova un cancello oltre al quale si apre un sentiero che penetra all’interno della riserva.
Un altro accesso, ottimo per chi vuole fare esplorazioni subacquee, è quello da Sferracavallo: giungendo da Palermo, poco prima di arrivare al centro del paese, svoltare a destra per via del Manderino in direzione Punta Barcarello, sino al rimessaggio di barche, dove bisogna lasciare l’automobile. Da qui si prosegue a piedi lungo un sentiero che costeggia il Monte Gallo. Monte Gallo è un rilievo carbonatico, formatosi dal Mesozoico (225 milioni di anni fa) all'Eocene medio (54 e 33,7 milioni di anni fa).
E'una Montagna carsica, che presenta numerose manifestazioni erosive superficiali ed endogene e parecchie cavità.Abbiamo la Fossa del Gallo, la Grotta Perciata,la Grotta dei Caprari, quella delle Vitelle, la Grotta Regina e la Grotta Caramula. La grotta Impisu, che si apre a Sferracavallo in località Schillaci, al disotto degli strati di suolo, ha rivelato tracce di presenza umana di epoche preistoriche.
Sono emersi anche resti di grandi animali vissuti (ed estinti) nel periodo del Quaternario, come il cervo e l’ippopotamo.
Il Pozzetto di Pizzo della Sella assume invece un interesse più speleologico. Monte Gallo è un promontorio che si affaccia sul mare, il versante settentrionale è quello che mantiene le caratteristiche naturali più ben conservate, mentre quello meridionale si presenta con un suolo pietroso, brullo e steppico: oggi è una prateria ad ampelodesma ma un tempo, era coltivato ad olivo e carrubo.
La zona nord-orientale del monte è la più arida e con rocce affioranti, mentre l’occidentale si presenta con un rimboschimento a pini e cipressi, misto a specie tipiche dell’area mediterranea. Le pareti del versante nord, sono le meglio conservate e scendono a strapiombo sul mare.
La grotta regina, la più grande tra le cavità della Marinella, si affaccia sulla Fossa del Gallo a 130 m s.l.m., dominando il mare. Oggetto di molti studi,l’ipogeo è l’unico santuario punico scoperto sino ad oggi nel Mediterraneo.
Le pareti della Grotta Regina, dritte e lisce, conservano centinaia di iscrizioni e di disegni di periodi diversi, che rappresentano figure umane e animali fra le quali si distinguono un guerriero punico, un orso, un cavallo, un braccio avvinghiato da un serpente, tre navi e, quindi, preghiere, suppliche, firme.
Le epigrafi in lingua punica, neopunica, libica, sono state tradotte da esperti e questo è servito a comprendere meglio e ad avere un maggior numero di informazioni sul sito: alcune iscrizioni del VII sec. confermano la presenza di gruppi fenicio-punici di commercianti; grazie all’unico disegno finora conosciuto, che si trova sulla parete sinistra, si può sapere come era fatta una nave da guerra cartaginese, rappresentata in tutti i particolari; è stato pure scoperto che "il Santuario", oltre che a Mel-cart, divinità tutelare di Tiro ed a Iside, protettrice dei naviganti e della fertilità, è dedicato alle divinità Shadrapa ed Osiride.
Ma questa grotta non fu frequentata solo da punici di cui si hanno tante notizie: reperti ceramici trovati dopo campagne di scavo testimoniano il passaggio di romani, arabi e colonizzatori medievali.
 

Flora

Grazie alle condizioni ottimali, al largo, sul fondale sabbioso, si è insediata una prateria di Posidonia oceanica e sulla Secca della Barra si trova una ricca comunità coralligena che raggiunge i 70 metri di profondità.
Sul litorale roccioso, ad una distanza dalla riva sufficiente ad evitare la forza dei flutti, nelle diverse stagioni si osservano cespugli di piante resistenti al vento ed alla salsedine e che hanno sviluppato particolari adattamenti per evitare la disidratazione, fra queste sono il finocchio di mare e le diverse specie di Limonium.
Salendo più in quota subentra una vegetazione cespugliosa di gariga o elementi della macchia mediterranea, caratterizzata da alberi di piccola taglia, arbusti e cespugli forti e resistenti.
L’adattamento alle condizioni di particolare stress climatico ha selezionato specieeliofile a foglie sempreverdi; con rivestimenti coriacei e stomi in grado di trattenere l’acqua, riducendo la traspirazione e, quindi, la disidratazione nei mesi estivi.
Qui si trova il leccio che è l’essenza più versatile della vegetazione mediterranea.Dove le condizioni sono più dure diventa un colonizzatore e si insedia sugli inospitali ambienti rocciosi; invece, quando è possibile, con il il suolo più profondo o con minore pendenza, va a formare veri e propri boschi. Lo troviamo in compagnia del sommacco siciliano, dell’asparago spinoso, dell’alaterno, dell’olivastro e della ruta d’Aleppo.
 

Fauna

La costa rocciosa è orlata dal trottoir a Vermetus, costruito da un mollusco gasteropode che vive all’interno di tubi calcarei che salda a quelli degli organismi vicini e che, mantenendosi a pelo d’acqua, formano appunto una sorta di marciapiede (trottoir) vivente: il trottoir a Vermeti è endemico del Mediterraneo e vive solo in quegli ambienti in cui la qualità del mare è elevata.
La sua presenza, nonostante l’inquinamento del mare nel Golfo di Palermo, non deve stupire: combinazioni di correnti consentono a questi siti di godere di acque pulitissime ed ossigenate che permettono lo sviluppo di un ecosistema ricco di biodiversità, fra i più interessanti del Mediterraneo centrale. Salendo in quota troviamo l'habitat ideale dei piccoli uccelli: cincie, fringillidi e merlo, dell'occhiocotto, e del colombaccio.
Troviamo, inoltre, le lucertole e molti piccoli mammiferi tra i quali i l topolino domestico e selvatico e il domestico,il toporagno di Sicilia, ma anche coniglio selvatico.
Nelle zone più idonee alle loro esigenze svernano due uccellini: il pettirosso ed il luì piccolo. Di notte, dominano il barbagianni, che si sposta dai suoi nidi su ruderi e pareti rocciose, e l’allocco, che invece vive nelle zone vegetate: entrambi esperti nella cattura di piccoli mammiferi.
Qui, nonostante la forte antropizzazione alla base del monte, vive anche la volpe, il più grosso mammifero predatore superstite in Sicilia. Sul Monte Gallo, l’appassionato ornitologo potrà osservare molte specie interessanti in transito nelle stagioni di passo come la cicogna bianca, il falco pecchiaiolo, il coloratissimo gruccione ed il cuculo, dal canto inconfondibile e strategico, parassita d’altri uccelli.

 

La Storia, Il Paesaggio e l'Uomo

Ciascun antro delle grotte racchiude in sé una grande quantità di tesori, che possono raccontarci l’evoluzione e le vicende di questi luoghi.Le ricerche condotte negli ultimi anni hanno messo in luce che le grotte costiere erano già frequentate nell’arco di tempo che va dal Paleolitico all’Età del Rame. Il territorio, oltre ai gruppi di cacciatori e raccoglitori paleolitici e ai coloni fenicio-punici, ha accolto romani, musulmani, normanni.
Le testimonianze di questi passaggi sono date da resti ceramici, costruzioni (torri di guardia, il faro) e lo stesso suolo, per chi lo sa leggere, racconta le trasformazioni che l’hanno interessato.
Una delle grotte più affascinanti, quella dell’Olio, si apre a pelo d’acqua; la sua costa caratterizzata dal “trottoir a vermeti”, i suoi fondali, ancora ricchi di una fauna e di una vegetazione colorata, accolgono ancore, anfore e il relitto di una nave cartaginese. In una grotta di Monte Gallo, i ritrovamenti paleontologici hanno restituito tracce dell’elefante nano vissuto tra 230.000 e 170.000 anni fa (Era Quaternaria, Epoca del Pleistocene medio): in piena glaciazione Riss (la penultima).Era un elefante di piccola taglia, vissuto sia in Sicilia che a Malta (infatti il nome della specie deriva da una località maltese: Mnaidra gap), di cui non si conoscono le origini.
In realtà nel Pleistocene superiore, periodo appena precedente a quello della comparsa dell’E. mnaidriensis, gli abbassamenti del livello marino avevano creato degli affioramenti di fondale andando a formare un’unica isola siculo-maltese, che fu colonizzata dai mammiferi presenti in quel periodo.
La più grande tra le cavità della Marinella, si affaccia sulla Fossa del Gallo a 130 m s.l.m., dominando il mare. L’antro rimane riparato alla vista perché coperto da enormi massi che ne rendono difficoltosa anche la perlustrazione. L’ipogeo è l’unico santuario punico scoperto sino ad oggi nel Mediterraneo.
Le pareti della Grotta Regina, dritte e lisce, conservano centinaia di iscrizioni e di disegni di periodi diversi, che rappresentano figure umane e animali fra le quali si distinguono un guerriero punico, un orso, un cavallo, un braccio avvinghiato da un serpente, tre navi e, quindi, preghiere, suppliche, firme.
Le epigrafi in lingua punica, neopunica, libica, sono state tradotte da esperti e questo è servito a comprendere meglio e ad avere un maggior numero di informazioni sul sito.
Alcune iscrizioni del VII sec. confermano la presenza di gruppi fenicio-punici di commercianti; grazie all’unico disegno finora conosciuto, che si trova sulla parete sinistra, si può sapere come era fatta una nave da guerra cartaginese, rappresentata in tutti i particolari.
E' stato pure scoperto che “il Santuario”, oltre che a Mel-cart, divinità tutelare di Tiro ed a Iside, protettrice dei naviganti e della fertilità, è dedicato alle divinità Shadrapa ed Osiride. Ma questa grotta non fu frequentata solo da punici di cui si hanno tante notizie: reperti ceramici trovati dopo campagne di scavo testimoniano il passaggio di romani, arabi e colonizzatori medievali.
 

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