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Itinerari turistici artistici e culturali

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Le riserve naturali gestite dal
Dipartimento Azienda Regionale Foreste Demaniali

Isola di Vulcano

Denominazione
RNO Isola di Vulcano
Provincia
ME
Comuni
Lipari
Estensione zona A - zona B
1361,85 Ha di cui 1010,61 in zona A e 351,24 in zona B
Riferimenti geografici
I.G.M. - F. 244 III S.E.
Data Istituzione
D.A. 797 del 28/12/00 (Piano Reg.)





 
Informazioni generali

Vulcano è raggiungibile con nave ed aliscafo con partenza da Milazzo e Palermo. Per informazioni:
• SIREMAR sito web: www.siremar.gestelnet.it; agenzie di: Milazzo, tel. 090.9221812 – fax 090.9283243; Vulcano,
tel. 090.9852149 – fax 090.9852217 e Palermo,
tel. 091.582403.
• SNAV, agenzie di: Milazzo, tel. 090.9284509
e Vulcano, tel. 090.9852215.
• Società Eolie di navigazione, Corso Vittorio Emanuele n. 247, 98055 Lipari – tel. 090.9812055.

Vulcano: le virtù del vulcanismo secondario

La morfologia di quest’isola è complessa e tormentata e traspare da un’intelligente interpretazione del paesaggio. La prima “emergenza” vulcanica si percepisce a distanza per le acri emanazioni sulfuree delle pozze di fango termale.
Immediatamente dopo domina la mole del Gran Cratere (detto anche Fossa di Vulcano), che in verità non è poi così elevato (391 m s.l.m.), ma offre allo sguardo del visitatore una visione d’impatto “forte” anche se sulle prime si ha la sensazione di essere di fronte ad un vulcano dormiente. Alle sue pendici (siamo sul versante nord-ovest dell’isola) ecco la bella spiaggia di finissime sabbie nere che si affaccia su un mare smeraldino e che orla la baia del Porto di Ponente.
Più avanti, puntando verso nord, si può percorrere lo stretto istmo che congiunge Vulcano con Vulcanello (123 m s.l.m.), sorto dal mare nel 183 a.C. (eruzione documentata da Plinio il Vecchio), il cui cratere di nord-ovest è stato parzialmente aggredito dall’erosione marina. Sulle pendici orientali esso mostra intense attività fumaroliche che proseguono anche sotto il livello del mare.
Quest’area settentrionale dell’isola è il risultato delle attività vulcaniche più recenti; la storia antica, invece, si legge attraverso i rilievi e il pianoro di Vulcano-piano, nell’area meridionale: la zona è il relitto del vulcano primordiale, la struttura più antica che originò l’isola in epoche remote e che, a seguito di uno sprofondamento della parte sommitale, formò una caldera, in seguito riempita da ceneri, bombe e lapilli nell’arco di tempo che rientra nel periodo del pleistocene superiore (tra 100.000 e 90.000 anni fa).
Questo pianoro, alto intorno a 300-400 m s.l.m., è segnato a sud-est da Monte Aria (499 m s.l.m.: la cima più alta del territorio), a sud dal rilievo dell’Assummatu e ad ovest da Monte Lentìa (184 m s.l.m.), una formazione eruttiva di cui restano pochi lembi datati alla fine del Pleistocene (circa 10.000 anni fa) ricchi in rare formazioni minerali (rioliti). Dal versante sud dell’isola lo sguardo spazia sull’orizzonte da Capo Milazzo ai Peloritani, all’Etna se la giornata è particolarmente limpida.
Il pianoro è coltivato a frutteti, vigneti e pascoli con gruppi sparsi di lecci e querce, ultime tracce di un’antica copertura forestale. Sulle pareti del versante meridionale la vegetazione è caratterizzata dalla presenza del cisto rosso e del cisto femmina e da una macchia in cui si insediano la ginestra del Tirreno, l’erica arborea, il corbezzolo e la ginestra delle Eolie. Vegetano anche lo gnidio e la ginestra comune: tutte essenze arbustive forti, dalle belle fioriture vivaci. In contrada Gelso, sul versante meridionale, sopravvivono belle boscaglie di leccio mentre il litorale è colonizzato dal perpetuino delle Eolie.
Sulla costa occidentale dell’Isola domina Monte Saraceno (481 m s.l.m.), seconda vetta per altezza. Dalla cima di questo monte si potrà spaziare sul vallone della Grotta dei Palizzi dove sono state condotte ricerche geotermiche, sulle cave di pomice e sul tratto iniziale del Rio Grande, uno dei rarissimi torrenti delle Eolie. Risalendo sulla costa occidentale, in un susseguirsi di precipizi e insenature, si aprono diverse grotte marine tra le quali la suggestiva Grotta del cavallo, posta nell’insenatura fra Capo Secco e Capo Testa Grossa. La sua apertura permette l’ingresso solo a barche di piccole dimensioni: bellissimo il gioco di luci sulle acque nelle ore pomeridiane, grazie alla particolare posizione del sole rispetto ad un’apertura della volta.
La zona nord-ovest dell’isola, individuabile nelle aree di Capo Grano e Cala Formaggio, segna il secondo periodo di attività vulcaniche culminato nell’emersione dell’edificio del Faraglione. La terza fase di attività vulcanica è la più recente ed è caratterizzata dalla crescita dell’edificio della Fossa all’interno della caldera primordiale del vulcano più antico. Una menzione particolare va fatta all’intera area nord-est: è qui che le attività di vulcanismo secondario (fumarole, mofete e acque termali) sono evidenti.
Qui si trovano i Faraglioni di Levante in cui sono state scavate innumerevoli grotte per l’estrazione di zolfo e, nei tempi passati, di Allume, di Acido Borico e Cloruro Ammonico. Nei pressi gorgoglia un laghetto di fanghi sulfurei, da cui escono soffioni bollenti costituiti da una miscela radioattiva di argilla con elevato contenuto di zolfo micronizzato, sterilizzata dalle alte temperature connesse alle sorgenti sotterranee di acqua e gas, apparentemente in comunicazione con il Gran Cratere. Il contenuto in zolfo, la temperatura e l’acidità dei fanghi stessi conferiscono a queste terme all’aperto grandi proprietà terapeutiche; sorgenti termali sgorgano dappertutto, anche in mare aperto: tutta quest’area ne è interessata.
Nel piano di salvaguardia della riserva, si pone l’accento sui particolari microrganismi (batteri, alghe azzurre e diatomee) che vivono negli ambienti termali (fanghi e acque calde), formando i cosiddetti “feltri” biologici e contribuendo in modo significativo alla fissazione dei gas vulcanici in sali, attraverso il ciclo dell’azoto e dello zolfo. Il regime di protezione servirà anche alla conservazione della fauna che annovera numerosi endemismi.

Emergenze paesaggistiche
Il Gran Cratere: domina sul Porto di Levante; attività fumarolica; ascensione al cratere sommitale.
Baia di Levante e Grotta dell’Allume: ai piedi del gran cratere sulla costa nord est.
Fenomeni di termalismo: fanghi fumarole sorgenti calde, tracce delle antiche attività estrattive di allume e zolfo.
Porto di Ponente: suggestiva spiaggia a sabbie nere, a sinistra dell’istmo di Vulcanello.
Vulcanello: collegato all’isola da un istmo che separa la baia di levante dal porto di ponente.
Capo Grillo: spettacolare panorama su tutto l’arcipelago.
Grotta del Cavallo: sulla costa di ponente da punta di Capo Secco a Capo di Testa Grossa, raggiungibile in barca.

Nell’arcipelago delle Eolie è la penultima in ordine di tempo emersa dal mare. Di Vulcano hanno parlato molti uomini illustri, lo stesso Aristotele, impressionato dalle caratteristiche geologiche di questi luoghi. Di questa terra, che si presta ai racconti fantastici, gli antichi narravano che nelle sue viscere fosse impiantata la fucina del dio Efesto, dove lavoravano i Ciclopi per realizzare le armi per gli dei dell’Olimpo. Infatti il nome Vulcano è l’accezione latina di questa divinità.
Tra tutte le isole dell’arcipelago è quella più a sud, primo punto di approdo per le imbarcazioni in arrivo da Milazzo. Appena giunto, il visitatore viene investito dall’acre odore di zolfo emanato dai laghetti di fango e dalle fumarole poco distanti dalla zona di attracco: il primo impatto è molto forte e restituisce immediatamente la dimensione fisica dell’“essere” su un territorio vulcanico attivo.
Alle spalle del Porto di Levante, si trova una “pozza” circondata da collinette dalle quali fuoriescono soffioni caldi utilizzati per insufflazioni salutari. In due punti dell’isola affiorano acque ipertermali che, a contatto con i gas emessi da sorgenti sotterranee, formano fanghi efficaci soprattutto per la cura delle malattie artroreumatiche.
Vulcano è molto godibile: per i bagni di mare, grazie alle belle spiagge in sabbia nera finissima; per le escursioni al Gran Cratere; per le gite in barca, per il particolarissimo paesaggio (punto panoramico da non dimenticare, Capo Grillo, che spazia su una visione mozzafiato che va dal Porto e dalla Baia di Ponente a Vulcanello e poi, oltre, su tutte le Eolie e la costa nord della Sicilia) ed anche per le acque sulfuree.
Insieme ad un turismo di tipo stanziale, per la sua vicinanza a Lipari e a Milazzo, Vulcano è spesso meta di escursioni giornaliere. Il suo abitato non ha nulla di tradizionale o particolare, ma è preparato a ricevere un flusso massiccio di visitatori in cerca di una vacanza vivace e spensierata: dominano gli alberghi, i residence, i ristoranti, i negozietti per lo shopping e gli ambulatori di specialisti per le cure termali.

MUSEI E CENTRI VISITA
• Museo Archeologico Regionale Eoliano via del Castello, presso Acropoli, 98055 Lipari – tel. 090.9880174 e 9880594 fax 090.9880175.
Orario visite: feriali ore 09:00-14:00; domenica e festivi ore 09:00-13:00; in estate la sezione classica è aperta
anche nel pomeriggio.

COMUNE DI APPARTENENZA
• Lipari: abitanti 8.000 (liparesi) CAP 98055 – prefisso telefonico 090.
• FRAZIONE: Vulcano: abitanti 470 (vulcanari); centri abitati: Vulcano porto.

INFORMAZIONI
• Ufficio informazioni turistiche di Vulcano, tel. 090.9852028.
• Azienda Soggiorno Isole Eolie, corso Vittorio Emanuele n. 202 98055 Lipari – tel. 090.9880095.
• Azienda Autonoma Provinciale per l’Incremento Turistico di Messina: via Calabria, is. 301, 98122
Messina, tel. 090.640221- fax 090.6411047;
via Calabria, is. 301 bis angolo via T. Capra, 98122, tel. 090.674236; Area di servizio AGIP, 98128 Tremestieri (ME) tel. 090.730713.
• Ufficio Provinciale Azienda (U.P.A.) di Messina, via T. Cannizzaro, 88 tel. 090.662820.
• Distaccamento forestale di Lipari, tel. 090.9880547.
 

Flora


 

Fauna


 

La Storia, Il Paesaggio e l'Uomo

La presenza dell’uomo in questo sito risale ad epoche protostoriche: testimonianze del suo passaggio si trovano nelle numerose grotte artificiali (Grotte dei Rossi), scavate nel tufo, che si ritiene abbiano avuto funzione cimiteriale.
Il paesaggio dell’isola è interrotto da opere di terrazzamento, coltivazioni a frutteto ed a vigneto. In questo territorio, per un certo periodo, funzionò l’industria estrattiva e vi fu impiantata un’attività che comprendeva l’estrazione e la raffinazione dello zolfo, l’estrazione di allume e la produzione di acido borico, che durò sino alla disastrosa eruzione del 1888. Sull’istmo che collega la penisoletta di Vulcanello a Vulcano esiste ancora una casa costruita nel XIX sec., dalla quale si comunicava con Lipari, attraverso il telegrafo.
Vi abitava un certo Stevenson, ricco imprenditore scozzese, che nella seconda metà dell’Ottocento volle dare impulso all’economia locale, riattivando la miniera, impiantando la coltivazione dei primi vigneti, scavando pozzi di acqua potabile e tentando di rimboschire i versanti di alcune alture.
La moria delle viti a causa della fillossera e l’ultima eruzione del Gran Cratere (1888-1890), che portò all’interruzione delle attività minerarie, infersero un duro colpo all’economia della popolazione locale che, vedendo sparire in modo repentino il suo cespite di guadagno, fu costretta ad abbandonare l’isola, alla ricerca di condizioni di vita migliori.
A poco a poco, grazie al turismo, è iniziata la ripresa, anche se ogni anno aumenta in maniera sempre più massiccia ed incontrollata, ed è fortemente centrata sulla valorizzazione delle proprietà curative dei fanghi e delle sorgenti termali.

Il gran cratere
Conosciuto anche come Fossa di Vulcano (391 m s.l.m.), si è formato circa 10.000 anni fa: l’ultima eruzione, iniziata nell’agosto 1888 e conclusasi nel marzo 1890, rappresentò il momento culminante di un’intensa attività fumarolica che durava dal XVIII sec.. Da quel momento il vulcano si è limitato all’attività secondaria: lungo i suoi fianchi, da fessure della superficie, vengono emessi vapori fortemente saturi di zolfo a temperature comprese tra i 100° ed i 200°C: il contatto con l’aria fredda provoca la cristallizzazione dello zolfo che da gas passa subito allo stadio minerale, orlando le aperture delle fumarole di delicate gemmazioni cristalline, di color giallo citrino. Molto bella l’ascensione al cratere lungo un percorso che, dapprima tranquillo, attraverso le macchie della rara ginestra efedroide, diventa sempre più scosceso ed accidentato, punteggiato dalle particolarissime bombe a crosta di pane. Dalla sommità, lo sguardo spazia sul panorama e si potrà osservare la complessa conformazione della bocca, ampia circa 500 m.

Le bombe a crosta di pane
Sono formazioni scoriacee leggere molto particolari, che all’interno hanno un nucleo di pomice (segno che la lava si trovava a temperature elevate ed è raffreddata lentamente) ed una crosta vetrosa di nera ossidiana spessa da uno a 2 cm (lava a basse temperature, raffreddatasi rapidamente).
 

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