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Itinerari turistici artistici e culturali

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Le riserve naturali gestite dal
Dipartimento Azienda Regionale Foreste Demaniali

Stromboli e Strombolicchio

Denominazione
RNO Stromboli e Strombolicchio
Provincia
ME
Comuni
Lipari
Estensione zona A - zona B
1049,375 Ha di cui 717,5 in zona A e 331,875 in zona B
Riferimenti geografici
I.G.M. - F. 244 I S.E.
Data Istituzione
D.A. 819 del 20/11/97 (Piano Reg.)





 
Informazioni generali

Stromboli è raggiungibile con nave ed aliscafo con partenza da Milazzo e Palermo. Per informazioni:
• SIREMAR sito web: www.siremar.gestelnet.it; agenzie di: Milazzo, tel. 090.9221812
fax 090.9283243; Stromboli, tel. 090.986016
fax 090.986345; Ginostra, tel. 090.9812880 e
Palermo, tel. 091.582403.
• SNAV, agenzie di: Milazzo, tel. 090.9284509 e Stromboli, tel. 090.986003.
• Società Eolie di navigazione, Corso Vittorio
Emanuele n. 247, 98055 Lipari – tel. 090.9812055.

Stromboli: la terra del fuoco...
Stromboli è un vulcano giovane, nato circa 40.000 anni fa che presenta un unico cono vulcanico con tre bocche terminali perennemente in attività.
Il cratere principale si apre sotto la sommità del versante ovest, poco più in basso della cima più alta, al suo interno il magma ribolle in continuazione. L’attività eruttiva è di due tipi: emissioni di ceneri e vapori ed esplosioni intermittenti ed intense che portano ad eliminare con violenza ceneri, pietre infuocate e brandelli di lava ribollente.
Sul fianco di nord-ovest dell’edificio vulcanico la sciara del fuoco, stretta tra due creste che la arginano dalla bocca eruttiva sino al mare (Filo del Fuoco la settentrionale e Filo di Barona la meridionale), incanala la cascata di pietre infuocate e di magma viscoso che precipitano in mare.
Stromboli viene preso a modello dai vulcanologi che hanno coniato il termine stromboliano per indicare un fenomeno eruttivo caratterizzato da esplosioni violente con liberazione improvvisa di gas che trascinano frammenti e brandelli di lava scagliandoli in alto come fontane infuocate, producendo scorie (ceneri, lapilli e bombe vulcaniche).
Gli isolani chiamano scatti queste fasi di attività parossistica… probabilmente dal siciliano “scattiari”, esplodere. La bocca craterica principale non è la più elevata: si trova a 700 m di quota, mentre la cima più alta arriva a 926 m s.l.m.. Stromboli affonda le sue pendici nel mare sino a circa 2.000 m di profondità: se sommati alla porzione aerea, ci rendiamo conto di essere davanti ad un vulcano di imponenza paragonabile a quella dell’Etna.
L’isola presenta caratteristiche molto interessanti: la costa nord-ovest si presenta con la nera spiaggia di Ficogrande, andando in senso orario (scendendo verso Sud) canaloni di sabbia si alternano a costoni rocciosi, poi la fisionomia del cono diventa più regolare sino a Punta Lazzaro, da qui, verso il villaggio di Ginostra si incontra lo Scalo Pertuso e, superata Punta delle Chiappe (così detta per la forma arrotondata degli scogli), si arriva al Filo di Barona, confine meridionale della ripida sciara del fuoco, superata la quale il paesaggio vulcanico sino a Ficogrande mostra coste alte e frastagliate.
I punti per ammirare il paesaggio mozzafiato sono la Sciara del Fuoco,sul versante nord-ovest dell’isola, da dove si vede l’emissione di scorie incandescenti dal vulcano, Punta Labronzo, a nord del porto di Scari, punto panoramico per osservare la sciara del fuoco.
I crateri sommitali sono raggiungibili con un’escursione molto impegnativa, a partire dal porto di Scari.
Ficogrande è una striscia di spiaggia a sabbie nere antistante l’abitato di Stromboli.
Scalo Pertuso si trova nei pressi di Ginostra, piccolo attracco.
Ginostra è il piccolo villaggio sull’area est dell’isola raggiungibile solo in barca.

Strombolicchio il progenitore, Stromboli l’ultimo rampollo di una famiglia “turbolenta”. Potremmo così giocosamente sintetizzare la carta anagrafica dei due vulcani. Il primo è il relitto del condotto craterico del più antico vulcano delle Eolie: pinnacoli e muraglioni di lava, solidificatisi all’interno del canale eruttivo, sono emersi dopo una lunga azione di erosione dell’edificio vulcanico.
Uno scoglio imponente di selvaggia bellezza, distante un chilometro e mezzo dalla costa nord-est dell’isola, dai fondali marini ricchissimi di coralli e attinie, come il pomodoro di mare.
A questo scoglio, la fantasia popolare ha attribuito varie forme: castello, nave e fortezza. Stromboli, invece, è il vulcano attivo più vivace dell’Europa meridionale, più del vicino Etna con cui non condivide né le origini né la tipologia di attività vulcanica.
Quest’isola è ammantata da un alone di fascino derivato dall’attività costante del suo unico cono dal quale fuoriescono lapilli, lava e materiale eruttivo che vengono incanalati nella sciara del fuoco, sul versante nord-ovest: rombi, scintille, fumate e tremolii sono individuabili anche dai territori circostanti.
Di notte lo spettacolo è terribile e affascinante e lo si può godere dall’osservatorio di Punta Labronzo, che si raggiunge facilmente con una breve passeggiata dal porto di Scari andando in direzione nord, oppure, a distanza di sicurezza, in barca dal mare prospiciente.
Le acque limpidissime di questi luoghi sono un vero paradiso per gli amanti delle esplorazioni subacquee che rimangono incantati dinanzi agli spettacolari fondali.
L’attività dell’isola è incentrata sulla fruizione turistica, infatti l’accoglienza al visitatore, fra alberghi e affittacamere, è ben organizzata: quasi tutti i turisti che passano dalle Eolie fanno una puntata a Stromboli o per l’escursione ai crateri sommitali o per il giro dell’isola, in barca.
L’ascensione al cratere non va affrontata a cuor leggero: si tratta non solo di un percorso impegnativo che dura circa tre ore, ma anche di una salita pericolosa per le insidie che nasconde.
Non conviene affrontare la scalata senza una guida autorizzata e nemmeno uscire mai dal sentiero tracciato: siamo davanti ad un vulcano attivo dalle reazioni imprevedibili, da affrontare con cautela e con l’attrezzatura adeguata.
Ma se i patti col vulcano vengono rispettati, allora la visione dall’alto diventa magnifica ed emozionante e compensa la fatica e le preoccupazioni spese…

MUSEI E CENTRI VISITA
• Museo Archeologico Regionale Eoliano: via del Castello, presso Acropoli, 98055 Lipari - tel. 090.9880174 e 9880594 fax 090.9880175. Orario visite: feriali
ore 09:00-14:00; domenica e festivi ore 09:00-13:00; in estate la sezione classica è aperta anche nel pomeriggio.

COMUNE DI APPARTENENZA
• Lipari: abitanti 8.000 (liparesi) CAP 98055 prefisso telefonico 090.
• FRAZIONE: Stromboli: abitanti 450 (strombolani);
centri abitati: Stromboli-paese (villaggi: San Vincenzo,
San Bartolo, Ginostra).

INFORMAZIONI
• Ufficio informazioni turistiche di Stromboli, tel. 090.986285.
• Azienda Soggiorno Isole Eolie, corso Vittorio Emanuele n. 202 98055 Lipari – tel. 090.9880095.
• Azienda Autonoma Provinciale per l’Incremento Turistico di Messina: via Calabria, is. 301, 98122 Messina,
tel. 090.640221- fax 090.6411047;
via Calabria, is. 301 bis angolo via T. Capra, 98122, tel. 090.674236; Area di servizio AGIP, 98128 Tremestieri (ME) tel. 090.730713.
• Ufficio Provinciale Azienda (U.P.A.) di Messina, via T. Cannizzaro, 88 tel. 090.662820.
• Distaccamento forestale di Lipari, tel. 090.9880547.
 

Flora

La vegetazione di Stromboli comprende parecchie specie rare o endemiche, arbustive come la granata rupicola, il Citiso delle eolie, che cresce solo su Stromboli, Lipari e Vulcano (dove non è più allo stato spontaneo, ma viene coltivata come foraggio per il bestiame) e la ginestra di Gasparrini, dai fiori gialli che sbocciano in tarda primavera, localizzata in alcune aree del Mediterraneo, o erbacee come il fiordaliso delle Eolie dalla corolla purpurea, la violacciocca rossa, l’issopo di Cosentini e il radicchio virgato di Gussone.
Spesso i fianchi del vulcano sono punteggiati da canneti come nell’area di Punta dell’Uomo o sopra l’abitato di San Vincenzo. Anche il leccio è qui presente in macchie irregolari. Il versante est è caratterizzato dalla vegetazione arbustiva a ginestre, la zona di Ginostra dalla presenza degli olivi che qui venivano coltivati.

Il citiso delle Eolie
E’ una pianta arbustiva rara ed esclusiva di Lipari, Vulcano e Stromboli. Potrebbe somigliare ad una ginestra, per il portamento arbustivo ed il tipo di fiori, ma se ne differisce per le foglie, i rami e i frutti.
A Vulcano viene coltivata come pianta foraggera per il bestiame. Può raggiungere le dimensioni di 2-4 m ed avere portamento cespuglioso o ad alberello con rami che all’apice si presentano ricoperti di peluria. Le foglie sono composte, formate da 2 o 3 segmenti ellittici (larghi 1-1,5 cm e lunghi 3-4 cm), scure e con un corto picciolo.
I fiori sono papilionacei, seguono cioè il modello di quelli delle ginestre: il petalo centrale (vessillo) è lungo fino a due cm, la corolla è gialla, e i fiori si sviluppano in gruppetti di tre. Il calice appare ricoperto di peluria ed è lungo 5 mm. La fioritura avviene in primavera nel periodo marzo-aprile e colora d’oro le rupi o gli arbusteti sino a 500 m s.l.m.. Il frutto è un legume scuro, dalla superficie liscia, largo circa 1 cm e lungo da 4 a 6 cm.


 

Fauna

Per quanto riguarda la fauna, si trovano piccoli mammiferi come il ratto, il topolino e il coniglio selvatico.
Più ricca è l’avifauna caratterizzata dagli uccelli che normalmente attraversano l’arcipelago, tra cui la berta maggiore e il falco della regina, ma anche da piccoli volatili di macchia mediterranea come l’occhiocotto, da predatori marini come il gabbiano reale e poi da gheppi, abili cacciatori negli spazi aperti e cespugliosi.
Ai predatori di piccoli rettili non potrà sfuggire la sottospecie endemica della lucertola eoliana, Podarcis raffonei raffonei. E poi passeriformi come la calandrella, la passera sarda, il culbianco e la monachella che si nutrono fondamentalmente di insetti e semi e che in estate rappresentano prede ambite per i falchi della regina, normalmente insettivori, che però nel periodo riproduttivo vanno a caccia di piccoli uccelli.
I fondali marini sono ricchissimi e variegati ed offrono uno spettacolo appassionante per chi ama le esplorazioni e la fotografia subacquea.

Il pomodoro di mare
Letteralmente “antozoo” vuol dire fiore e animale assieme: ed in effetti gli antozoi sono animali (polipi) solitari che possiedono una corolla di tentacoli, leggiadri, che li fa somigliare ad un fiore. Anche l’Actinia equina li possiede, ma sono piccoli e retrattili, disposti in file concentriche, urticanti quanto basta per catturare piccole prede come pesciolini, larve o gamberetti e per tenere a distanza i propri simili: bisogna pur difendere la propria zona di caccia!
Non è un animale immobile; infatti arriva a spostarsi sulla superficie dei costoni rocciosi percorrendo anche 15 metri in una giornata. Normalmente vive sulle scogliere, nella fascia detta “intertidale” (ma può arrivare sino ad una decina di metri di profondità) che è quella sottoposta al variare delle maree: quando si trova completamente immersa allora estroflette i suoi tentacolini con l’intento di catturare le piccole prede di cui si nutre, ma se il livello dell’acqua si abbassa o se il mare è tempestoso, allora si chiude assumendo una forma globosa e trattenendo l’acqua al suo interno, offrendo la minore superficie possibile alla furia delle onde, in questo caso assume quel buffo aspetto caratteristico che le è valso il nome di pomodoro di mare: di consistenza gelatinosa e di colore variabile tra il rosso acceso e il bruno, inconfondibile, col diametro compreso tra 4 e 8 cm. I tentacoli ap-paiono più chiari rispetto al resto del corpo.
Può riprodursi sia asessualmente, per scissione, sia sessualmente. In questo caso le uova, maturate du-rante tutto l’anno, una volta fecondate, originano larve che vengono aspirate dall’attinia all’interno della sua cavità gastrovascolare: qui completano la prima fase dello sviluppo e vengono emesse all’esterno allo stadio di planula, forma immatura del polipo, mobile quanto basta per allontanarsi ed insediarsi su una superficie sicura dove arrivare a maturità. Pur essendo conosciuta, non la si trova dappertutto.
Ben diffusa nel Mediterraneo, s’insedia solo se la qualità delle acque è elevata, cioè in assenza di inquinamento ed in presenza di limpidezza e buona ossigenazione: a Strombolicchio trova le condizioni ideali.
 

La Storia, Il Paesaggio e l'Uomo

L’isola è abitata a nord, nel paesino che porta lo stesso suo nome, negli insediamenti di San Vincenzo e di San Bartolo, dove le case sono arroccate attorno alle due chiese, a cui si arriva da una comoda strada asfaltata che si diparte dal porto di Scari.
Andando verso l’abitato di Stromboli, si attraversa prima la località Piscità, dove si trova un vecchio mulino a vapore, quindi si passa da Ficogrande che fino alla fine dell’Ottocento era il porto commerciale dell’isola e possedeva una flotta di una settantina di velieri che toccavano diversi porti del Mediterraneo e dell’Atlantico col carico di vini eoliani: al ritorno le imbarcazioni trasportavano il frumento necessario alla popolazione locale. Questa fiorente attività però tramontò con l’avvento delle barche a vapore e degli scali ferroviari.
Un altro centro abitato si trova sulla costa occidentale, in località Ginostra, villaggio isolato dal resto dell’isola, difficilmente raggiungibile, a cui si accede solo per mare da Scalo Pertuso, piccolo porto naturale nascosto dagli scogli: qui vivono 30 strombolani “irriducibili”.
Un tempo i suoi abitanti coltivavano olivi e uve da cui si produceva una vellutata malvasia come nel resto dell’isola. Spesso questo villaggio è salito agli onori della cronaca per l’evidentissimo rischio vulcanico cui è sottoposto (non è molto lontano dalla Sciara del Fuoco).
L’isola, chiamata dai Greci Strongyle per la sua forma (“rotonda” o “la trottola”), fu abitata fin dall’età del Neolitico superiore (3.000 a.C.). Scavi archeologici, condotti in più punti del territorio, hanno portato alla luce tracce di un insediamento del 2.500 a.C.: capanne di un villaggio della prima età del Bronzo con l’impronta culturale di Capo Graziano del 1.500 a.C.; tombe del IV sec. a.C.; tombe di età romana; a Ginostra è stato trovato un insediamento del 3° millennio con impronta culturale di Piano Quartana. Il materiale raccolto è custodito al Museo di Lipari.
La popolazione di Stromboli si è ridotta drasticamente in seguito ad una forte eruzione cui seguì uno spaventoso maremoto, negli anni ’30, che mise in fuga la popolazione terrorizzata. Oggi l’economia dell’isola punta fondamentalmente sullo sviluppo di un turismo eco-compatibile.
 

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