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Itinerari turistici artistici e culturali

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Le riserve naturali gestite dal
Dipartimento Azienda Regionale Foreste Demaniali

Isole di Linosa e Lampione

Denominazione
RNO Isole di Linosa e Lampione
Provincia
AG
Comuni
Lampedusa e Linosa
Estensione zona A - zona B
266,84 Ha di cui 198,72 in zona A e 68,12 in zona B
Riferimenti geografici
I.G.M. - F. 265 II S.E.; 265 II S.O.
Data Istituzione
D.A. 82 del 18/4/00 ( l.r. 98/81 )
Informazioni generali

Linosa si raggiunge tramite collegamento marittimo con la Siremar le cui navi partono tutti i giorni da Porto Empedocle seguendo la rotta Linosa-Lampedusa: converrà prenotarsi per tempo tramite agenzie Siremar o agenzia di viaggio. Porto Empedocle è collegato ad Agrigento con un bus di linea.
I visitatori non possono trasferirsi a Linosa con le proprie automobili per cui potranno affittare, in loco, ciclomotori e biciclette o fruire del servizio taxi privato. Il sito web della Siremar, per informazioni sugli orari di navigazione e sui costi, è:
www.lineafutura.it/sponsor/siremar/linee.html
Mentre i recapiti telefonici sono:
Siremar Porto Empedocle:
0922.636683 – fax 0922.636685.
Siremar Linosa: tel. 0922.972062 – fax 0922.972062.
Agrigento può essere raggiunta da Catania tramite pullman della SAIS (tel. 095.536201), oppure tramite le Ferrovie, sia da Catania che da Palermo.
 

Linosa: l’isola delle berte
Linosa è un’isola vulcanica, poggia su un fondale sabbioso ed ha iniziato la sua attività alla profondità di circa 1.000 m. E’ costituita da quattro centri eruttivi: Monte Rosso, la vetta più alta (197 m s.l.m.), Monte Vulcano a sud-est, Monte Bandiera, ai cui piedi sorge il centro abitato, e Monte Nero che si apre sul mare, a Cala Pozzolana di Ponente. La sua attività vulcanica ebbe inizio 500.000 anni fa nel Pleistocene e si collega alle manifestazioni tettoniche del Mediterraneo. L’isola appare decisamente variegata nel paesaggio con una complessa morfologia vulcanica. La bellezza delle sue acque e il suo isolamento geografico fanno di questa riserva uno degli angoli più suggestivi e spettacolari della regione. I tufi vulcanici si alternano a colate scoriacee che formano sul mare suggestive scogliere, ad est nella zona dei Faraglioni e a nord nell’area di Mannarazza, dove nidificano le berte maggiori. Cala Pozzolana di Ponente, caratterizzata dall’ocra e dal nero dei tufi, si apre sul mare con una spiaggia a fine sabbia nera dove in estate le tartarughe marine scavano i nidi nei quali depositano le uova.
I fondali marini, incontaminati, appaiono ricchi di vita e non è difficile incontrare invertebrati dai colori smaglianti, ovature di nudibranchi delicate come trine di merletti, stelle marine rosse e porpora, oloturie, ofiuridi e ricci di varie specie. Tra gli anfratti dei fondali, l’occhio attento del subacqueo sarà in grado di riconoscere il muso rapace della murena, i piccoli cerniotti guardinghi, gli avannotti delle castagnole, dal fosforescente colore blu elettrico. Madreporari e spugne dai brillanti colori si alternano ad una copertura algale molto varia nella quale, in agosto, è facile incontrare il verme cane dalla vivacissima livrea, noto per gli effetti urticanti del suo corpo.

MUSEI E CENTRI VISITA
• Il Centro Hydrosphera, localizzato lungo la strada che dal centro abitato di Linosa porta alla Cava Pozzolana di Ponente, potrà offrire informazioni sul progetto di conservazione della tartaruga marina.

COMUNE DI APPARTENENZA
• Linosa, 12 m s.l.m. a 90 km da Agrigento; CAP 92012 – prefisso telefonico 0922;
Abitanti: 400 circa (linosari).
• Stazione ferroviaria più vicina: Agrigento.

INFORMAZIONI
• Pro loco di Lampedusa e Linosa, via Vittorio Emanuele n. 30, Lampedusa. tel. 0922.971390 e 0922.971477.
• Distaccamento forestale di Lampedusa, tel. 0922.971705.
• Ufficio Provinciale Azienda (U.P.A.) di Agrigento, via Esseneto, Agrigento tel. 0922.595911.
 

Flora

Grazie al substrato vulcanico, Linosa ospita una ricchissima flora di licheni e muschi e parecchi endemismi come l’erba croce di Linosa ed il Limonium algusae che ricopre riccamente gli habitat rupestri. Sull’isola prevale una vegetazione di tipo mediterraneo: a pino d’Aleppo, a leccio, a terebinto, a tamerice e ad acacia che colonizza in modo irregolare l’aspro suolo vulcanico.
In tarda primavera e sino in estate inoltrata sui suoli rocciosi inframmezzati da isole di terriccio, l’erba cristallina risplenderà conferendo un’incantevole nota al paesaggio: sembrerà di vedere brillare smeraldi e rubini sul nero suolo vulcanico, grazie alle vescicolette trasparenti e piene di liquido che cospargono tutta la piantina e che riflettono i raggi del sole.
 

Fauna

La berta maggiore
La berta è fortemente legata al mito e alla leggenda: nell’antica Grecia si pensava che il lamento dei maschi fosse quello dei guerrieri di Diomede uccisi in battaglia. Tutt’oggi, nelle isole Tremiti questi uccelli vengono chiamati diomedee.
La berta maggiore è un uccello procellariforme che vive per quasi tutto l’anno in mare aperto, avvicinandosi alla terraferma solo nel periodo di riproduzione. Già a fine aprile lo stormo si ritrova al completo al sito di nidificazione che a Linosa è localizzato a nord dell’isola. I nidi si trovano in anfratti e nelle grotte di scorrimento lavico venute allo scoperto per crolli delle volte. Le uova, deposte nella seconda quindicina di maggio, sono incubate per 54 giorni: covate da entrambi i genitori, si schiudono intorno al 10-20 luglio. Nelle prime 6-8 settimane le coppie si recano regolarmente al nido per nutrire i piccoli.
Al tramonto, dopo una giornata di pesca in mare aperto, gli stormi si riuniscono spostandosi sempre più sotto costa. Al calare del sole, come ad un segnale convenuto, le berte cominciano a volare verso terra. Nelle notti di luna piena si avvicinano ai nidi solo dopo che questa è tramontata, per riprendere il volo alle prime luci dell’alba. E’ incredibile la capacità di orientamento di questi animali che, pur in condizioni di omogeneità del paesaggio, riescono ad individuare il nido a cui restano fedeli per tutta la vita. Ad ottobre-novembre adulti e giovani si involano per svernare nell’Atlantico meridionale. I giovani torneranno a Linosa dopo alcuni anni (forse da due a sei) per nidificare. La popolazione rimane numerosa: fortunatamente sta scomparendo la deprecabile abitudine degli abitanti di Linosa di prelevare le uova per scopi alimentari.

La tartaruga marina
E’ un animale a rischio d’estinzione: un tempo molto diffusa nel Mediterraneo, si è rarefatta a causa dell’insistente disturbo dell’uomo che ha agito su più versanti distruggendo i siti di nidificazione e di sosta, cacciandola spietatamente e uccidendone i giovani. Trattandosi di una specie a lento accrescimento (gli adulti si riproducono ogni 2-3 anni e con una mortalità giovanile altissima) appare necessario attivare misure di salvaguardia e di controllo.
Molti sono i misteri che porta con sé la nostra tartaruga marina: non si conosce ancora l’esatta distribuzione geografica dei suoi siti di nidificazione, il loro numero e la loro esatta posizione. Pare che ogni tartaruga torni a deporre le uova nella stessa spiaggia dov’è nata: nelle afose notti estive, sugli arenili sabbiosi, deposita le uova in buche larghe 7-8 cm e profonde da 20 a 70 cm poste a 5-30 m dalla battigia. Le uova si schiuderanno dopo due mesi e sino ad allora possono essere calpestate dai bagnanti: ecco, quindi, che è necessario recintare e sorvegliare i siti di nidificazione. I piccoli hanno un guscio (carapace) lungo circa 5 cm, striato di scuro, con una piccola cresta dorsale. Istintivamente si orientano verso la battigia e iniziano la loro traversata che spesso si rivela drammatica: ratti, gabbiani ed altri predatori sono in agguato… Ma la certezza della sopravvivenza non è assicurata con l’approdo in mare: pochi sono i piccoli che arrivano all’età matura quando, scomparsa la cresta dorsale e superata la lunghezza di un metro (gli adulti possono pesare da 80 a 450 kg), appaiono con un bellissimo carapace corneo di colore rosso marrone superiormente, spesso colonizzato da alghe e piccoli cirripedi, crostacei che vivono fissati su superfici dure e protetti da gusci pietrosi a forma di piccoli crateri.
La Caretta si trova spesso in acque poco profonde, calde e temperate, con deboli correnti (il Mediterraneo è per lei l’habitat ideale) dove si ciba di granchi, molluschi, ricci e pesci. Se scende in profondità si nutre di salpe e meduse: pur essendo carnivora non disdegna le alghe.Vive nel Mediterraneo, nel Mar Nero e anche negli Oceani Indiano e Pacifico.
Si allontana moltissimo dal sito di nidificazione dove torna per deporre le uova ogni 2-3 anni ed è normalmente solitaria: si riunisce in branchi solo all’epoca degli accoppiamenti, avvicinandosi alle coste esclusivamente per l’ovideposizione. Pare che in Sicilia siano stati identificati cinque siti di nidificazione: due di questi (Cala Pozzolana di Ponente a Linosa e la spiaggia della foce del Platani) rientrano nelle aree protette gestite dall’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana. Un altro sito è quello della spiaggia antistante l’Isola dei Conigli a Lampedusa. Attualmente sono in opera progetti di studio e monitoraggio promossi dall’Unione Europea.
 

La Storia, Il Paesaggio e l'Uomo

Lontana dalle routes turistiche principali, Linosa è un polo di attrazione soprattutto per gli appassionati esploratori subacquei, ma anche per coloro che amano vivere il mare e il sole in un ambiente tranquillo e rilassante.
Punto di approdo per le navi in transito nel Mediterraneo, l’isola è rimasta disabitata fino al 1845, quando Ferdinando II di Borbone inviò il comandante Sanvisente con trenta nuclei familiari e numerosi maestri d’arte per costruire un insediamento, come già era avvenuto a Lampedusa.
La carenza di acqua potabile aveva, sino ad allora, scoraggiato i tentativi di colonizzazione. Sicuramente però nei tempi passati era stata base temporanea di greci, romani e saraceni. Per lo più visitata da pescatori stagionali e pirati, quasi certamente, durante le guerre puniche, fu base strategica dei romani contro Cartagine. Rimangono di quell’epoca 150 cisterne per la raccolta delle acque piovane.
Il nome dell’isola cambia nel corso dei secoli: lo storico Strabone (62 a.C. – 28 d.C.) la chiamò Gaulos; lo scienziato Plinio il Vecchio (23 – 69 d.C.) ci parla di Aegusa e di Aethusa, nomi che ritornano negli scritti del geografo egiziano Tolomeo (160 d.C.), intendendo col nome di Aethusa, Linosa, e quello di Aegusa, Lampedusa. Dobbiamo arrivare al 1500 circa perché il nome si avvicini a quello attuale: il benedettino Mauralico (1498-1575) la chiamò Lanuresia, lo storico Fazello (1498-1570) Lenusa.
Ma è nel 1849 che viene chiamata Linosa dal Cavaliere Sanvisente, capitano di fregata, primo governatore delle Isole Pelagie. L’attuale popolazione è composta da circa 450 abitanti, numero rimasto invariato da decenni poiché l’emigrazione è stata un fenomeno contenuto.
Le risorse dell’isola sono piuttosto scarse, basate soprattutto sull’agricoltura e l’allevamento: coltivazioni tradizionali di ortaggi, legumi e viti coprono a malapena il fabbisogno familiare.
Da poco tempo è stato introdotto l’allevamento degli ovini. Anche se può sembrare inverosimile, la pesca è poco praticata per la mancanza di infrastrutture (manca un porto adeguato all’attracco d’imbarcazioni da pesca specializzate).
Dagli anni Sessanta, il turismo ha incrementato le entrate degli isolani, i quali lo gestiscono con semplicità.

Emergenze paesaggistiche
Scoglio di Lampione: ad un’ora di barca da Lampedusa, da cui dista 17 km.
Cala Pozzolana di Ponente: dal paese, andando verso occidente.
Punta Beppe Tuccio: qui immersioni per sub top sino a -32 m dalla superficie.
I Faraglioni: sulla costa orientale dell’isola.
Cala dei Fili: fondali di sabbie bianche alla distanza di mezzo miglio.
Secchitella: costa sud, vicino Cala dei Fili; archeologia subacquea.
Secca di Levante: ad est dell’isola; archeologia subacquea.

Oasi di tranquillità, lontana dalle principali rotte turistiche, Linosa emerge dal mare con i suoi aspri contrasti: dominano il nero, l’ocra, il rosso dei tufi vulcanici e delle lave, il verde della vegetazione e i colori vivaci delle case. “Isola d’alto mare”, con lo scoglio di Lampione e Lampedusa, appartiene all’arcipelago delle Pelagie. L’origine dell’asse vulcanico afro-siculo di cui fa parte, testimonianza della vivace attività tettonica del Mediterraneo, risale al Pleistocene (circa 500.000 anni fa).
Linosa è un’isola tutta da scoprire, appaga il gusto per l’avventura dell’esploratore che ama le immersioni subacquee, gli appostamenti per ascoltare il canto delle berte al tramonto o assistere in notturna alla deposizione delle uova delle tartarughe marine, le passeggiate ricche di spunti paesaggistici e fotografici. Comunque adatta a tutti per l’accessibilità di alcuni tratti di costa, per il clima ventilato, per la gentilezza degli abitanti.
Una vacanza a Linosa è a misura d’uomo. Qui i sensi si ricostituiscono (profumi, colori, suoni, sapori…) e il corpo si ritempra lontano dalle automobili, dal frastuono e dall’inquinamento delle città. L’ospitalità nell’isola è di tipo essenziale in quanto Linosa non ha sviluppato un’accoglienza “commerciale”, preferendo valorizzare le risorse già esistenti. Nel corso degli anni comunque sono sorte alcune infrastrutture come i tre diving club che soddisfano le esigenze dei sub in arrivo. Alcune associazioni ambientaliste hanno poi, da tempo, promosso campi-natura e il centro Hydrosphera, insieme al CTS (Centro Turistico Studentesco), cura il monitoraggio dell’ovideposizione delle tartarughe marine (Caretta caretta) a Cala Pozzolana di Ponente.

Lampione
Frequentato da molte specie di uccelli marini come la berta maggiore, il gabbiano reale, l’uccello delle tempeste, il falco della regina, il cormorano, il labbo e la sula. Lampione (Fanale; Schola; Scoglio degli scolari) appare agli occhi di chi lo scorge come un bizzarro scoglio calcareo di forma trapezoidale sul cui sfondo si staglia la sagoma di un faro facilmente raggiungibile attraverso un breve sentiero.
Lungo 700 m, largo 180 e alto 40, l’isolotto, disa-bitato, è paradiso dei sub che possono provare il brivido dell’incontro con lo squalo grigio.
Risalente al periodo giurassico, Lampione è scarsamente vegetato: la flora è rappresentata soprattutto dall’erba cristallina stretta, dal giacinto dal pennacchio, dal succiamele ametistino e rossastro, dal malvone maggiore, dalla carota delle scogliere, dal codino lucido e dal Limonium albidum. Qui è facile trovare la lucertola di Malta. Si può raggiungere da Lampedusa da cui dista circa 18 km, con un’ora di navigazione su barche private.
 

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