Itinerari turistici artistici e culturali

ITINERARIO VERGHIANO

Il paese in cima al colle, arrampicato sui precipizi, disseminato fra rupi enormi, minato da caverne che lo lasciavano come sospeso in aria, nerastro, rugginoso, sembrava abbandonato senza un'ombra, con tutte le finestre spalancate nell'afa, simili a tanti buchi neri, le croci dei campanili vacillanti nel cielo caliginoso" (da "Mastro Don Gesualdo", capitolo I). Chi volesse ammirare le bellezze dell'itinerario verghiano - percorso che unisce idealmente luoghi e scenari che ispirarono il maestro verista - non ha nemmeno bisogno della classica "piantina" o di qualsivoglia guida turistica. Equipaggiamento necessario: jeans, scarpe comode, i libri di Verga, magari una cuffia con le note di Mascagni. E tanta, tantissima fantasia. Una "provocazione" per invitare ad un particolare viaggio a Vizzini. Che si può fare attraverso le pagine verghiane, una continua narrazione-descrizione più che sufficiente ad illustrare quasi tutti gli scorci più suggestivi. Proviamo a fare un semplice "esperimento". Il nostro tour parte ovviamente da piazza Umberto, dove sorge Palazzo Verga, residenza nobiliare della famiglia dello scrittore. Si sale quindi verso la chiesa di S.Agata, ancor più affascinante dopo la ricostruzione della vicina scalinata Lucio Marineo, rivestita da pannelli di pietra lavica ceramizzata dipinti a mano. "Il sole di sesta scappava dalle cortine, in alto, e faceva rifiorire le piaghe di sant'Agata, all'altare maggiore, quasi due grosse rose in mezzo al petto" (da "Mastro Don Gesualdo"). Altri edifici sacri di notevole pregio sono la chiesa Madre, la chiesa di San Giovanni e la chiesa di Santa Maria di Gesù."... e le pendici delle colline verdi di sommacchi, e il campanile che pareva un manico di saliera" (da "Jeli il pastore") "Si udiva un tafferuglio nella piazza, strilli da lontano; la gente correva verso San Giovanni, e il campanone che suonava a distesa, laggiù" "Al villaggio la chiamavano "la Lupa", perché non era sazia giammai - di nulla. [...] Padre Angioino, di Santa Maria di Gesù, un vero servo di Dio, aveva persa l'anima per lei". Senza dimenticare che esiste un preciso campionario di luoghi esclusivamente legati ad alcune opere di Verga. Sfogliando "Mastro Don Gesualdo" possiamo avventurarci verso via Santa Maria dei Greci, dove c'è Palazzo Trao. "Dal palazzo dei Trao, al di sopra del cornicione sdentato, si vedevano salire infatti, nell'alba che cominciava a schiarire, globi di fumo denso..." Oppure ritornare giù in piazza Umberto, fino a Palazzo Sganci."Giù in piazza, davanti al portone di casa Sganci, vedevasi un tafferuglio". Altri interessanti riferimenti sono quelli di Palazzo Rubiera (nella salita Verga) e di Palazzo La Gurna (in via Vittorio Emanuele). Ma si può scovare persino la casa di Mastro Don Gesualdo, in via Santa Maria dei Greci. "Una volta, al tempo dello splendore dei Rubiera, c'era stato anche il teatro. Si vedeva tuttora l'arco dipinto a donne nude e a colonnati, come una cappella". "Nella casa antica dei La Gurna, presa in affitto da don Gesualdo Motta, s'aspettavano gli sposi". "Nel vicoletto lì accanto, vicino a casa sua, trovò Diodata che stava aspettando con la mantellina in testa, rincantucciata sotto l'arco del ballatoio". Vizzini è lo scenario principe anche di un altro capolavoro verghiano: "Cavalleria Rusticana". Oggetto di una recente monografia pubblicata a cura dell'Azienda provinciale turismo di Catania ("Guida ai luoghi di Cavalleria Rusticana a Vizzini"), anche il percorso "rusticano" è pieno di sorprese. Innanzitutto l'osteria della Gna'Nunzia, in piazza Santa Teresa. Luogo dove la fantasia verghiana ambientò il "bacio della sfida" tra Alfio e Turiddu. "Turiddu, [...] smaltiva l'uggia all'osteria, con gli amici, e la vigilia di Pasqua avevano sul desco un piatto di salsiccia. Come entrò compare Alfio, [...] comprese che era venuto per quell'affare [...] Si scambiarono il bacio della sfida. Turiddu strinse tra i denti l'orecchio del carrettiere". Per rituffarsi poi nel cuore del centro storico, imbattendosi magari nella minuscola finestra di Lola, che si affaccia da un palazzo di via Volta. "Lola che ascoltava ogni sera, nascosta dietro il vaso di basilico, e si faceva pallida e rossa, un giorno chiamò Turiddu". Sempre in via Volta si ritrova la casa di Santuzza. "Come il babbo mise Turiddu fuori dall'uscio, la figliuola gli aprì la finestra e stava a chiacchierare con lui tutta la sera, che tutto il vicinato non parlava d'altro". Un'ultima parentesi a parte per la Cunziria (stupendo il panorama che si gode da piazza De Gasperi), antico borgo artigiano che fu scenario del celeberrimo "duello rusticano". "Il carrettiere gli buttò le braccia al collo. - Se domattina volete venire nei fichidindia della Canzaria potremo parlare di quell'affare, compare". "Turiddu annaspò un pezzo di qua e di là fra i fichidindia e poi cadde come un masso". Ma Verga utilizza il villaggio dei conciapelli come scenario di altre opere. "E i razzi salivano dritti e lucenti dietro i monti della Canziria, come le stelle che piovono in agosto" (da "Jeli il pastore"). "Si vedevano nei pascoli lontani della Canziria, sulla pendice brulla, le immense macchie biancastre delle mandre di Mazzarò".

 

Mario Barresi

fonte: aapt Catania tutti i diritti riservati

 

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