Indice Demani


Prefazione
Generalità
Alla scoperta del Demanio
La flora
Piante ed erbe di uso medicinale e/o tradizionale.
La fauna
- Mammiferi
- Uccelli
- Anfibi e rettili
- Insetti
Considerazioni finali
Ringraziamenti
Note alla consultazione

 
REDAZIONE
 
 

  

ALLA SCOPERTA DEL DEMANIO


Monte Cane rappresenta uno dei rilievi più imponenti della provincia di Palermo eguagliando alcune cime del comprensorio delle Madonie e Rocca Busambra.
1.243 metri di altezza sono un'altitudine di tutto rispetto ed assieme a Pizzo Trigna (m. 1.257), sullo stesso crinale, costituiscono una catena orografica importante, ubicata tra Altavilla Milicia e Casteldaccia e Ventimiglia di Sicilia. Percorrendo la S.P. n. 6 che da Trabia conduce a Ventimiglia di Sicilia, in netto contrasto con le colline intensamente coltivate ad ulivi, si staglia nel cielo una catena montuosa degradante dolcemente verso il mare. In verità trattasi di una serie di monti che, con massicci più o meno accidentati, scoscesi ed irti, culminano con Monte Cane e poco distante, sulla stessa direttrice, con Pizzo Trigna, costituendo un importante corpo montuoso.
Le colture olivicole attraversate precedentemente intercalate da nespoleti (famoso il "nespolone di Trabia"), agrumeti e mandorleti, nonché piccoli appezzamenti orticoli, ognuna con una sua tonalità di colore, contrastano nettamente con le specie arboree forestali ora autoctone, ora di impianto, che ricoprono i versanti di questi monti. Ove non sono presenti specie arboree il terreno appare fittamente ricoperto dall'ampelodesma o da arbusti vari, conferendo al suolo colori ora caldi, ora solari, tipici di questa fascia vegetazionale.
A circa 9 Km. da Trabia, punto d'inizio della nostro itinerario; lo sguardo, anche senza volerlo, spazia a destra e a sinistra e mentre a sx si possono ammirare i monti che sembrano si tocchino con le mani, a dx non si può non osservare o soffermarsi a guardare la vallata del Fiume San Leonardo con la Diga Rosamarina. Alzando leggermente lo sguardo sullo sfondo non può non essere osservato il Monte San Calogero, che sembra dividere le città di Termini Imerese e Caccamo.
Da questo punto in poi l'ulivo, pianta che ci ha accompagnato nel primo tratto, si presenta in associazione con la roverella e col pistacchio in modo molto frammentario e discontinuo, mentre le presenze arbustive più rilevanti sono il sommacco e l'olmo campestre. Relativamente al sommacco, questa è una coltura molto diffusa allo stato spontaneo e da indagini catastali è risultato che molte particelle agricole sono ancor oggi designate col termine agronomico di "sommaccheto": definizione questa che attesta il valore agronomico della pianta, in un passato non molto remoto.

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