I GRANDI ALBERI DI SICILIA

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GLI ALBERI MONUMENTALI NEL CONTESTO DEL PAESAGGIO VEGETALE SICILIANO
 

IL PAESAGGIO DELLE COLTURE ARBOREE TRADIZIONALI


Il paesaggio del pino laricio

In Sicilia, i boschi naturali di pino laricio (Pinus nigra subsp. calabrica) si riscontrano esclusivamente sull'Etna, nello spazio altimetrico compreso fra 1.000 e 1.800 metri di quota.Nuclei discontinui di pino laricio insediati su colate laviche recenti (Randazzo Catania)
Le pinete etnee sono situate in una posizione intermedia fra il paesaggio delle querce e quello del faggio, costituendo un paesaggio con fisionomia propria, una sorta di cintura di bosco arido o assai meno umido dei sovrastanti e sottostanti boschi di latifoglie (Giacomini, 1975). Il pino laricio si comporta anche da specie pioniera nella colonizzazione del suolo lavico, insediandosi sulle colate relativamente recenti (Ph 24).
Le migliori espressioni, tuttavia, sono quelle che costituiscono il bosco di Ragabo, nel territorio comunale di Linguaglossa, nel cui ambito il pino laricio, noto localmente con il nome di "zappinu" o "pignu di voscu", rappresenta la pianta simbolo per eccellenza. Esso si presenta con esemplari alti, dritti e robusti, di color verde scuro, con palchi di fronde terminali caratteristicamente espansi, a formare una chioma tendenzialmente piramidale. L'individuo più rappresentativo è indubbiamente il maestoso "Zappinazzu", alto 25 metri, con circonferenza del tronco superiore ai 5 metri e di circa 200 anni di età.
Il bosco di Ragabo in passato ha destato l'interesse degli arabi e, prima ancora, dei romani e delle antiche città greche di Sicilia che utilizzavano sia il legname che la pece per la costruzione delle navi. I romani, in modo particolare, praticarono tagli molto pesanti per allestire una flotta in grado di prevalere su quelle nemiche e potere espugnare le città fortezze sul mare.
Più recentemente ha contribuito al sostentamento delle popolazioni locali che hanno esercitato su di esso il diritto di uso civico. I cittadini avevano il diritto di. raccogliere la legna secca e le piante abbattute da cause naturali. Essi, inoltre, per soddisfare le necessità familiari potevano chiedere all'amministrazione comunale di avere assegnato un certo numero di piante vegetanti e il legname necessario sia alla costruzione di attrezzi agricoli che alla manutenzione delle proprie abitazioni (colmi), in relazione alle condizioni e delle potenzialità del bosco (Crimi, 2004). Fino al 1960, inoltre, veniva praticata la raccolta della resina effettuando sugli esemplari di oltre 50 anni di età delle incisioni a lisca di pesce. La resina, raccolta in appositi recipienti, veniva trasformata in pece, diluente, vernice o impiegata in campo medico per le sue proprietà espettoranti, broncosedative, antisettiche, emostatiche, antireumatiche, ecc. Sugli esemplari più vecchi è ancora possibile osservare i segni di questa utilizzazione. Come riferisce Rapisardi Consoli (1842) il pino laricio veniva utilizzato anche nelle costruzioni civili, per fare tamburi, per pali, ma "l'uso più frequente è quello di farne carbone utilissimo a ferrai, ed è per questa ragione che il bosco Etneo è manomesso. Ed agli individui di pino selvaggio si porta frequente la scure".
Il bosco di Ragabo presenta attualmente una ridotta diversità floristica e, spesso, appare come un semplice popolamento di pino con gli strati arbustivo ed erbaceo poco rappresentati. Non mancano, tuttavia, casi in cui nello strato arboreo al pino si associa ora la roverella (Quercus pubescens s. l.), ora il faggio, ora il pioppo tremulo (Populus tremula) o ancora l'endemica betulla (Betula aetnensis) che, oltre a contribuire a colonizzare le antiche colate laviche, con i suoi fusti bianchi ed il fogliame dorato nel corso dell'autunno interrompe la monotonia della nera lava. Nello strato arbustivo si ha talora l'ingresso della locale ginestra dell'Etna (Genista aetnensis) o della ginestra ghiandolosa (Adenocarpus complicatus subsp. complicatus) e, alle quote più alte, dell'endemico spino santo (Astracantha sicula).
 

 

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