Le Piante officinali siciliane

Guida al loro riconoscimento ed impiego

 

Introduzione

Si fa un gran parlare di piante officinali, delle loro molteplici proprietà, del loro diverso impiego, di ciò che facevano i nostri vecchi e tante altre cose, spesso frammiste di un non so che di vero e di un non so che di faceto.
Nonostante i successi e gli sviluppi della farmacopea ufficiale, negli ultimi anni l'erboristeria, che aveva quasi

toccato il fondo, ha avuto un'impennata improvvisa, sospinta sicuramente da un ritorno quasi inconscio, ma collettivo, alla naturalità che l'era moderna, tecnologica ed industriale, ci aveva quasi fatto dimenticare.
L'uomo ha sempre e da sempre fatto uso delle erbe e il ricordo dei cosiddetti "Giardini dei Semplici" di ottocentesca memoria, è testimonianza di una medicina popolare improntata sull'uso delle piante, ognuna con una propria peculiarità ed un suo specifico impiego.

Una bacca, una foglia, un fiore, una radice, un seme e quant'altro sono entrati da sempre a far parte della vita dell'uomo, provandone benefici spesso inspiegabili.
L'istinto, l'esperienza e l'osservazione continua della natura hanno indotto i nostri progenitori a masticare una foglia, ad assaggiare un frutto selvatico e

più in generale a curiosare e sperimentare con le piante selvatiche e nel libro della storia naturale è scritto che l'uomo non ha mai potuto fare a meno delle piante, piccole o grandi, suffruticose o arboree o erbacee, ottenendone quasi sempre positivi risultati e benefici effetti.
Tutti i prodotti della terra ci riportano ad una naturalità che avevamo un po' trascurato e la loro riscoperta ci fa gustare un sapore antico in un mondo nuovo, diverso, una realtà che dobbiamo fare nostra, che dobbiamo apprezzare e che ci deve piacevolmente accompagnare nel lungo cammino della vita.

Sempre più spesso l'uomo torna alla natura, torna ad apprezzare i frutti della terra, ad utilizzarli, ricordando e sperimentando quanto gli è stato tramandato dai suoi vecchi, confidando nella loro indubbia bontà e riscoprendo un gusto che era stato posto nel dimenticatoio della nostra memoria. L'erborista non è solo un empirista ma

anche un farmacologo, un chimico, un botanico, in una parola uno che conosce, maneggia e miscela le piante con cognizione e senza improvvisazione.
Le piante, si sa, sono laboratori chimici naturali, in grado di sintetizzare sostanze che alcuni laboratori d'avanguardia non hanno ancor oggi saputo produrre artificialmente e sono proprio i "principi attivi" la chiave di lettura di questo mondo verde che è tutto da scoprire, riscoprire e rivalutare.
La chimica dei laboratori ha scoperto molte sostanze estraendole proprio dalle piante, la medicina ne ha studiato i meccanismi d'azione, la farmacia ne ha individuato il campo d'impiego nelle sue diverse dosi e, non ultima, l'erboristeria rappresenta il braccio naturale della chimica farmacologica che partendo dal prodotto naturale la propone al potenziale utilizzatore.

Quella che un tempo era considerata "la terapia dei semplici" sta ritornando in voga e le piante si sono dimostrate essere una farmacia a cielo aperto, inesplorata, da sempre ricche di sostanze polivalenti che dovremmo meglio conoscere e magari apprezzare.
Tutti conosciamo una tisana fatta con questa o quell'altra pianta e nel contesto domestico usiamo tante erbe per assaporire le pietanze ed ognuna ha una sua peculiarità ed un suo specifico uso.
Da questa considerazione nasce l'idea di questo volume divulgativo perché nella moltitudine di piante spontanee di ognuna vorremmo

scoprire o riscoprire le virtù nascoste. In verità sono tante le erbe dimenticate che dovremmo meglio conoscere, erbe semplici ma ricche di cariche vitaminiche che potrebbero egregiamente sostituire i prodotti di sintesi.
Il consumo di un cespo di borragine bollita, condita con olio o la preparazione di un bagno salutare con aromi di timo, rosmarino e salvia sono solo due degli impieghi più comuni delle piante officinali che ci fanno sentire bene e sono la testimonianza di una gestualità che è innata in ognuno di noi.
C'è in tutti una voglia forte, inconscia, di ritorno alla natura, quella natura che è la nostra terra natìa, una natura che non è mai matrigna, una natura che avevamo trascurato, una natura che invece dobbiamo saper apprezzare in tutte le sue sfaccettature.

Agostino Gatto

redazione

 

curarsi con le erbe

 
 
 
 
 
   

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